Plusvalenze Juve, Cherubini inibito: cosa può fare il ds

ROMA – Si può lavorare da squalificati? La risposta è sì, con delle ovvie limitazioni. Federico Cherubini, fermato per 16 mesi dalla Corte d’Appello della Figc in seguito al caso plusvalenze che ha portato ai 10 punti di penalizzazione per la Juventus, e Fabio Paratici, al quale è stato imposto uno stop di 30 mesi per la stessa incolpazione, sono infatti inibiti con sentenza passata in giudicato anche con verdetto del Collegio di Garanzia, terzo e ultimo grado sportivo.

Nessun ricorso con il patteggiamento

Paratici e Cherubini, come Arrivabene, non potranno più presentare reclami: avendo patteggiato con la procura Figc sul secondo filone d’indagine (stipendi, partnership sospette e rapporti con gli agenti) hanno infatti accettato (trasformando altre inibizioni in multe) di non proseguire nell’iter giudiziario, scrivendo la parola fine sull’intera vicenda originata dall’inchiesta Prisma. Andare avanti, invece, sembra essere al momento l’intenzione dell’ex presidente della Juve, Andrea Agnelli, che in attesa di un accordo con Chiné ha avanzato il ricorso al Tar contro i 2 anni di squalifica. Ma l’inibizione, va ricordato, non è un’interdizione totale al lavoro.

I limiti dell’inibizione

Ne parla l’articolo 9 del codice di giustizia sportiva, in particolare il comma h. L’inibizione «temporanea» impedisce la rappresentanza in ambito federale, ma per i soggetti squalificati è comunque possibile portare avanti le normali attività amministrative del club. Possono, ad esempio, frequentare il centro sportivo, avere rapporti interni con i propri calciatori e partecipare alle assemblea di lega con diritto di voto su tutte le questioni che attingono alla sfera patrimoniale, cioè i rinnovi degli sponsori, la redistribuzione delle risorse, i diritti tv, i paracadute ecc, venendo tagliati fuori dalle riunioni solamente per le questioni sportive. Cherubini, che proseguirà il proprio lavoro nei quadri dirigenziali bianconeri, ma anche Paratici, qualora tornasse a lavorare in Italia o in Europa, non potrebbe partecipare a un’assemblea in cui si vota per modifiche sui format dei tornei, ad esempio. Ci sono poi altre situazioni che penalizzano l’inibito, al quale è negato l’accesso negli spogliatoi e al campo durante le partite ufficiali o le amichevoli, così come intavolare in prima persona delle trattative di mercato con gli agenti. La squalifica per un dirigente è una sanzione limitante nel lavoro quotidiano, certamente, ma non per questo escludente.

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